TERAPIA INDIVIDUALE

La psicologia individuale ha lo scopo di alleviare le difficoltà della persona mediante il colloquio. Il terapeuta guida in un processo auto conoscitivo che permette di capire ed integrare parti di sé (comportamenti, pensieri, emozioni) di trovare spiegazioni e nuove strategie più vantaggiose per il benessere.

CONOSCERE SE STESSI

L’importanza di conoscere se stessi tanto rimarcata nella storia della filosofia è spesso oltre che un reale bisogno dell’essere umano per dare un senso alla propria esistenza è anche una necessità della vita quotidiana.
Conoscendo se stessi, infatti, si possono stimare a pieno le proprie capacità, i propri limiti le proprie potenzialità.
Tali informazioni possono essere utili per progettare il nostro futuro scolastico o professionale, per relazionarci con gli altri, per migliorare rapporti e comportamenti.
Spesso l’autovalutazione non è adeguata o è insufficiente in quanto influenzata dal nostro punto di vista.
Mediante tecniche e strumenti professionali (colloquio psicoattitudinale, test di personalità standardizzati) è possibile avere una valutazione completa che prenda in considerazione le risorse e le criticità individuali nel modo più corretto ed esaustivo possibile per fornire alla persona le migliori competenze per diventare esperti di sé.

MOTIVAZIONE AL CAMBIAMENTO

A volte le persone si sentono volenterose verso il cambiamento, ne comprendono la necessità ma non sono in grado di cambiare.
I fumatori, le persone con problemi di peso spesso riconoscono i rischi dei loro comportamenti e importanza del cambiamento ma hanno scarsa fiducia nelle loro possibiltà.
Quando il cambiamento è percepito come importante è possibile con l’aiuto del terapeuta e delle tecniche di autoregolazione avviare una ricerca mirata sui possibili metodi di cambiamento.
Quando si sia trovata una strada per il cambiamento che le persone ritengono funzioni e che credono di poter percorrere, il terapeuta propone e concorda una serie di strategie di comportamento le persone riducono il proprio disagio comportamentale per perseguire gli obiettivi che si sono prefisse.
Questo metodo di intervento è utile anche quando le persone, magari a seguito di una serie di fallimenti precedenti, non percepiscono nessuna via al cambiamento si sentono bloccate e allontanano ancora di più il cambiamento.
Soprattutto in questi casi, il ruolo del terapeuta è quello di aiutare a trovare la motivazione intrinseca al cambiamento che nasce dall’accettazione: solo così la persona può sentirsi sicura nell’esplorare un presente che può essere doloroso in relazione a ciò che vuole e ritiene importante per il futuro.

Ansia e attacchi di panico
L’ansia e gli attacchi di panico fanno parte della vita quotidiana in quanto esperienza emotiva comune.
In genere, rappresentano la normale risposta fisiologica a fattori ambientali stressanti.
Quando queste risposte dell’organismo sono eccessive e immotivate in quanto non legate a fattori oggettivamente stressanti parliamo di disturbi d’ansia.
In questo caso, infatti, l’ansia è più intensa, persiste più a lungo e può essere legata a particolari persone, ambienti o situazioni. Per esempio, i comportamenti messi in atto per compiacere gli altri indicano che considerate i bisogni altrui più importanti dei vostri.
Ciò può provocare frustrazione e, nel corso del tempo, risentimento. Frustrazione e risentimento, spesso ingenerate dal bisogno di tenere tutto sotto controllo o l’eccessivo perfezionismo e l’autocritica sono sentimenti intensi che possono contribuire a creare una situazione di ansia e nervosismo cronici.

Gli obiettivi da raggiungere per ottenere un’efficace gestione dell’ansia consistono nel comprendere la reazione personale di fronte a situazioni ritenute ansiogene, nell’identificare quali timori si associano ad esse e nell’apprendere come gestire le proprie emozioni ed i propri pensieri ossessivi. Spesso convinzioni e schemi comportamentali si rivelano esagerati ed irrazionali. Questo tipo di approccio alla vita generalmente porta a cronicizzare stress, ansia e scarsa autostima. Tecnicamente questo quadro clinico viene definito disturbo d’ansia generalizzato (distinguendolo da altre forme ansiose come le fobie o le ossessioni).

La persona che soffre di questo disturbo è continuamente preda di uno stato di agitazione e di tensione accompagnato da costante inquietudine e da una preoccupazione cronica, incontrollabile, per qualsiasi genere di circostanza o di attività. L’ansia e la preoccupazione sono associate con tre o più dei sei sintomi seguenti:

1.Irrequietezza o sentirsi tesi o con i nervi a fior di pelle;

2.Facile affaticabilità;

3.Difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria;

4.Irritabilità;

5.Tensione muscolare;

6.Alterazioni del sonno (difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, o sonno inquieto e insoddisfacente);

Ne può risultare compromessa la qualità di vita delle persone che ne sono affette poiché esse vivono in uno stato di tensione continua. Se non riconosciuto e curato, il disturbo d’ansia generalizzato può protrarsi per molti anni riacutizzandosi nei momenti di maggiore stress.

Non deve stupire il fatto che manchi una causa specifica o un elemento scatenante, perché questo disturbo ha, come anche altri, la caratteristica di non poter essere ricondotto a un motivo esterno che lo giustifichi: si tratta di risposte comportamentali apprese sulle quali la terapia psicologica può intervenire per aiutare la persona a riconoscere il proprio stato e a porvi rimedio gestendo la propria vita e non facendosi gestire.

Fobie

La fobia è una paura marcata e persistente che non può essere controllata con spiegazioni razionali, dimostrazioni e ragionamenti.

La persona che ne soffre riconosce che tale paura è irragionevole e che non è dovuta ad effettiva pericolosità dell’oggetto temuto. Mette in atto un sistematico evitamento della situazione stimolo temuta sopportando il relativo grado di disadattamento che il comportamento messo in atto comporta.

Così chi soffre di questa nevrosi è sopraffatto dal terrore all’idea di venire a contatto con un ragno o una lucertola, o di fronte alla prospettiva di compiere un’azione che lascia indifferenti la maggior parte delle persone, come per es. prendere la metropolitana o uscire a fare compere in un affollato centro commerciale.

Le persone che soffrono di fobie si rendono perfettamente conto dell’irrazionalità di certe reazioni emotive, ma non possono controllarle. L’ansia da fobia, o “fobica”, si manifesta anche con fastidiosi sintomi fisiologici come tachicardia, disturbi gastrici e urinari, nausea, diarrea, senso di soffocamento, rossore, sudorazione eccessiva, tremito e spossatezza e fuga da ciò che determina queste reazioni fisiologiche.

La tendenza ad evitare tutte le situazioni o condizioni che possono essere associate alla paura, sebbene riduca sul momento gli effetti della paura, non fa che alimentare ogni comportamento di evitamento poichè conferma la pericolosità della situazione evitata e prepara l’evitamento successivo. Tale spirale di progressivi evitamenti produce l’incremento, non solo della sfiducia nelle proprie risorse, ma anche della reazione fobica della persona che resta sempre più intrappolata nel suo comportamento problema.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale porta il paziente fobico ad interrompere gradatamente questa sequenza comportamentale che si autoalimenta e a mettere in atto dei comportamenti alternativi che consentano il controllo sulle paure ma non rendano il paziente vittima delle modalità di gestione della paura stessa.

Ossessioni e compulsioni

Ossessioni e compulsioni sono caratteristiche essenziali del disturbo e spesso sono incontrollabili dal soggetto.

Sono pensieri, immagini o impulsi ricorrenti che creano allarme o paura e che costringono la persona a mettere in atto comportamenti ripetitivi o azioni a volte irrazionali ma irrinunciabili.

Le ossessioni sono pensieri, immagini o impulsi che si presentano più e più volte e sono al di fuori del controllo di chi le sperimenta. Tali idee sono sentite come disturbanti e intrusive e, almeno quando le persone non sono assalite dall’ansia, sono giudicate come infondate ed insensate. Le persone con DOC (disturbo ossessivo compulsivo) possono preoccuparsi eccessivamente dello sporco e dei germi. Possono essere terrorizzate dalla paura di avere inavvertitamente fatto del male a qualcuno, di poter perdere il controllo di sé e diventare aggressive in certe situazioni, di aver contratto malattie infettive o di essere omosessuali, anche se di solito riconoscono che tutto ciò non è realistico. Le ossessioni sono accompagnate da emozioni sgradevoli, come paura, disgusto, disagio, dubbi, o dalla sensazione di non aver fatto le cose nel “modo giusto” e gli innumerevoli sforzi per contrastarle non hanno successo, se non momentaneo.

Le compulsioni vengono anche definite rituali o cerimoniali e sono comportamenti ripetitivi (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali (contare, pregare, ripetere formule mentalmente) messi in atto per ridurre il senso di disagio e l’ansia provocati dai pensieri e dagli impulsi tipici delle ossessioni; costituiscono, cioè, un tentativo di elusione del disagio, un mezzo per cercare di conseguire un controllo sulla propria ansia.

Depressione

Una delle caratteristiche più marcate della depressione è il disturbo dell’umore.

Nella persona che soffre di depressione si osserva principalmente proprio una variazione a carico del suo tono dell’umore che non ha più oscillazioni verso l’alto o verso il basso a seconda degli eventi della vita come avviene generalmente, ma si stabilizza verso il basso e perde la sua flessibilità.

Un’altra caratteristica delle persone con depressione è la loro incapacità di trovare interesse per le normali attività e persino per ciò che prima della malattia li entusiasmava.

Spesso, il distacco, il senso di inadeguatezza, la noia li fa sentire demotivati e privi di ogni interesse e motivazione. In questo contesto psicologico, tutto appare grigio e senza attrattiva e nulla riesce a stimolare il minimo interesse.

La persona in depressione arriva a lamentare di non provare più affetto per i propri familiari, di non riuscire ad occuparsi dei propri figli, di sentirsi svuotato e di non riuscire nemmeno a piangere.

Il rallentamento delle funzioni psichiche superiori può essere così marcato da provocare disturbi dell’attenzione, della concentrazione e della memoria (parliamo allora di rallentamento ideomotorio). Queste limitazioni portano la persona a sentirsi ancora più incerta ed insicura e in alcuni casi l’incapacità di prendere qualunque decisione, anche la più semplice, crea un notevole disagio, e può portare al blocco completo dell’azione e ad un ulteriore ripiegamento su sé stessi.

Spesso, le persone che sono al fianco della persona che soffre di depressione, pensano che il suo comportamento sia da attribuire ad una carenza di forza di volontà e quindi la incitano a scuotersi, a “fare”.
In realtà, la depressione non è in nessun modo una questione di volontà, anzi. Se pensiamo alla volontà come la quantità di energia psichica di cui tutti noi disponiamo per raggiungere i nostri obiettivi (e di cui spesso siamo inconsapevoli) possiamo dire che un’altra caratteristica peculiare della depressione è proprio la netta riduzione di energia psichica a disposizione della persona.

La Terapia Cognitivo-Comportamentale propone al paziente innanzitutto il recupero del proprio benessere attraverso la ricerca ed il potenziamento delle attività piacevoli, la ristrutturazione cognitiva e l’assertività.

TERAPIA DI COPPIA

La terapia di coppia consiste in una serie di colloqui che vertono innanzitutto a identificare chiaramente quali siano i problemi nella relazione; successivamente con lo psicologo si apprendono delle strategie volte a migliorare e possibilmente risolvere le difficoltà riscontrate.
Gli interventi sono mirati a rendere efficace la comunicazione di coppia e a gestire, in maniera consapevole, le tensioni relazionali.
Chiaramente ogni caso è a sè e la terapia proposta sarà specifica per la realtà di quella coppia.

Problematiche di coppia

La terapia di coppia aiuta a riconoscere i momenti critici della vita relazionale dei partners e a trovare una risposta sia alle difficoltà interne alla coppia, sia al suo rapporto con il mondo esterno. Sono moltissime le coppie che si scoprono impreparate ad affrontare i conflitti ed i problemi che poco alla volta possono accumularsi all’interno della coppia.

Spesso può succedere infatti che, nonostante il forte investimento affettivo, i partners non riescano ad impiegare le abilità necessarie ed adeguate per prestare fede all’impegno del mantenere una buona relazione.

Entrambi i partners avvertono un senso crescente di irrequietezza e dolore spesso senza sapere esattamente dove risieda il problema. Persino coppie sposate da decenni possono essere indotte a porre fine a un rapporto che ora considerano un’interminabile serie di errori e infelicità. Purtroppo, in questi casi, entrano in azione forze centrifughe che possono frantumare il rapporto, per esempio delusioni demoralizzanti, interpretazioni sbagliate o tortuose, incomunicabilità. Di rado l’amore ha in sè il vigore necessario per resistere a queste forze disgregative e ai loro effetti: il rancore e la rabbia.

Perché l’amore si rinforzi invece di cominciare a sgretolarsi occorre coltivare gli ingredienti di un buon rapporto tenendo ben presenti gli scopi che ci si propone con il matrimonio e il modo migliore per conseguirli osservando che il soddisfacente funzionamento di una coppia dipende non tanto e non solo dalle caratteristiche personali dei partners, quanto dal modo in cui i coniugi affrontano i problemi che incontrano e da come essi sono in grado di comunicare adeguatamente tra di loro. L’approccio cognitivo comportamentale va alla radice delle difficoltà della coppia concentrando l’attenzione sui problemi attuali, sia nascosti sia visibili.

Dopo aver identificato chiaramente gli specifici problemi tra i partner mediante il colloquio (con il singolo e con la coppia) ed eventualmente l’uso di questionari, il terapeuta si occupa delle interrelazioni tra i comportamenti, delle aspettative non realistiche, dell’inadeguatezza della comunicazione, delle interpretazioni prevenute dei pensieri e delle emozioni dei membri della coppia dal momento che queste influenzano la qualità del rapporto di coppia e di altre relazioni intime (per es. con i figli). La terapia tenderà ad individuare la natura specifica dei problemi coniugali dei 2 partner per poi scegliere insieme tutte le strategie appropriate per affrontare le difficoltà e superare la crisi.

Processo emotivo nelle separazioni

Quando una relazione affettiva o un matrimonio finiscono, specie per chi ha subito la fine e non ha potuto scegliere, può essere di grande aiuto il supporto psicologico di un “tecnico” estraneo alla coppia e capace di dare quel supporto che parenti ed amici sono impossibilitati a dare perché inevitabilmente coinvolti.
Il terapeuta permetterà sì di esprimere la propria rabbia ed il proprio rancore, ma in modo costruttivo (non autodistruttivo) nell’intento di riconciliare la persona con sé e con il mondo esterno.
Per giungere a questo pacificante risultato, il terapeuta porterà il proprio paziente ad uscire dalla tragedia e a fare il punto obiettivo e reale della situazione, a farsene carico (specie se ci sono figli), in modo da fare buon uso della separazione e a trasformare il tempo in una occasione di maturazione e di consapevolezza personali.